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La Voce

Lo stupore è indescrivibile, la penna mi trema dall’emozione, dall’incredulità.

È vero ? Ma come è possibile che io in effetti mi sia accinto a scrivere dopo secoli di letargo!

Comunque, lasciatemi premettere, in modo che anche voi non vi lasciate prendere un po’ troppo dall’emozione, che cio’ che ho da dire non bastera’ neppure a stancarmi la mano.

Ebbene, ecco, da dove posso cominciare?

Il fatto è che…insomma voglio narrare niente poco di meno che -un sogno!

Sì, signori, proprio Ipparco che narra un sogno!

“Ebbeh!” direte voi, “che c’è d’eccezionale in tutto questo, a parte il fatto che avrai avuto l’organo eretto per un po’ di tempo, se poi è proprio vero che l’organo si erige ogni qualvolta che si sogna!?”

E invece no, cari miei, per me tutto questo ha del fantastico, perchè io, con la mia insonnia cronica che, a dire il vero, nessuna cura, nessun dottore son riusciti a placare, a debellare, o almeno a migliorare, era una vita che di sogni non ne facevo!

Vedete, il fatto stesso di aver sognato, significa anche ho dormito, per quanto breve tale periodo sia stato.

Sogna chi non dorme?

No, e allora…E pare che abbia pure scoperto la parola magica, anzi la frase magica per addormentarmi, anche se per poco tempo, ripeto, ma poco per uno come me che passa notti e notti senza chiudere occhio, è tanto, spesso quel poco vale un’eternità.

Un’ora di sonno mi dà la carica per giorni e giorni…il peso che sento immancabilmente sulle guance, sì proprio qui sulle gote, quasi miracolosamente scompare come scompare il velo che mi copre gli occhi ed io mi trovo in uno stato di completa pace con gli elementi

Qual e’ la frase magica? Ve la dico a rischio che vi mettiate tutti a ridere:

“Altri cinque minuti e poi mi alzo, prometto”, e non ho fatto in tempo a pronunziarla che il sogno in questione ha preso il suo avvio.

Ma perche’ mai decidermi a trascriverlo?

Questo in vero non riesco a spiegarmelo neanch’io.

Sarà che la persona che mi `e apparsa nel sogno, insieme a tante figure meno importanti, ultimamente m’ha occupato la mente in maniera che difinirei piacevole.

Niente di cui allarmarsi ehi!

Potrebbe essere mia figlia!

Infatti se mi chiedeste di descrivervela, il suo viso (l’ho vista un paio di volte in città insieme ad altri amici) non è poi così chiaro nella mia memoria, dubito che potrei farvene una descrizione soddisfacente.

Ciò che mi si è scolpito nella mente, che mi ha impressionato in modo quasi fatale e che mi accingo a descrivere è la sua voce.

Una voce di una sensualità irresistibile.

Una voce che ti assorbe, ti prende, ti incatena.

Rimango senza parole nell’udirla, l’orecchio s’accartoccia, cede, si presta, si lascia inondare da questa alluvione, si lascia trasportare.

Potere magico?

Direi proprio di sì.

Una voce che miracolosamente mi rispalanca porte che ormai parevan chiuse per sempre.

Rievoca I momenti piu ilari e spensierati dei miei venti anni.

Riappaiono cieli che si erano oscurati anch’essi per sempre.

Ma ecco che mi sono dilungato incorregibilmente nella descrizione della voce, quando invece lo scopo precipuo era di narrare I fatti, il sogno insomma, anche se…se proprio ve lo devo dire con franchezza, in questo momento , pagherei qualsiasi cosa, venderei volentieri l’anima al diavolo, per un attimo di quella meravigliosa alluvione.

“ Ma che aspetti allora, prendi il telefono e chiamala, pezzo d’un imbecille che non sei altro!” interverrete voi.

E invece no, non sta bene…desisto, perchè, ripeto, il mio è un pensiero , una fantasia che è d’uopo, ed al più presto, levarmi dalla capoccia bacata.

“Altri cinque minuti e poi mi alzo, prometto,” e mi sono trovato in una grande casa, precisamente la villetta della mia amica Norma, la quale anche questa volta, come altre volte, mi aveva invitato ad andare a trascorrere qualche ora in piscina, durante la sua assenza per un altro dei suoi tanti viaggi.

Ero là, e mi stupivo del fatto che avessi invitato tanta gente alla bella villetta, non mia, e c’era un fracasso infernale. C’erano anche bambini che non ricordavo di avere invitato. L’unica cosa che volevo fare era della ginnastica e cercavo da ore la sala dove ero convinto che avrei trovato la bicicletta.

Per ragioni che non capivo, m’ero perso in un labirinto di stanze e più porte aprivo e più mi allontanavo dalla stanzina della cui ubicazione nella casa, mi sentivo talmente sicuro…”dà sulla piscina” mi ripetevo, sperando di trovarla, porta dopo porta.

La mia frustrazione aumentava di momento in momento.

All’improvviso, in mezzo a tante voci sento una voce, la voce, e la seguo di stanza in stanza, poi fuori dall’ingresso principale, fuori dal cancello ed ecco che, con mia grande sorpresa mista ad uggio, il verde dei boschi che circondano la casa, sparisce ed appare dinanzi ai miei occhi confusi un marciapiede al centro d’una cittadina deserta.

Faceva un caldo atroce.

Mi siedo come in attesa.

La voce pian piano s’impersonifica.

E’ lei, proprio lei che si avanza lenta verso me e mi guarda fissa come a scrutare I miei pensieri.

Mi scruta e mi scruta…

Mi prende poi per mano, mi tira su quasi a farmi alzare, poi invece cambia idea e mi si siede sulle gambe, cominciando ad accarezzarmi.

Le sue parole, adesso non sono piu’ chiare.

Io sono in estasi.

Non è il significato di quel che dice che mi interessa, ma è la sua voce, la musica di quelle parole, che risvegliano in me I sentimenti piu’ ascosi.

Poi, inaspettatamente, ma certo appagando un mio più intimo desiderio`,comincia a baciarmi con passione..

Ed è proprio in questo momento preciso che il suo volto cambia volto ai miei occhi.

Già, infatti, non è piu lei, la cui lingua sto assorbendo nella mia bocca, ma con mia grande delusione adesso è Melissa, che, con la ragazza del sogno, in comune ha soltanto la giovane età, niente altro.

Un abisso insomma, fra le due.

Non c’è paragone che regga.

Lei sente il mio disgusto, si alza e mentre sta per allontanarsi, mi sussurra

(ed è la sua voce che odo): ”Per essere il primo giorno, credo che basti, ma non ti fare illusioni, ciao!”

Levo gli occhi confuso ed accanto a lei compare una giovinetta che mi pare di riconoscere.

Si voltano e noto, corrucciato, una smorfia sul loro viso, il cui significato mi sforzo di interpretare; ma ecco che, inaspettatamente, mi sento colpire da una pioggia, ma non di pioggia, bensi di qualcos’altro che ha già ricoperto completamente la strada e tutti i tetti delle case.

Mi tocco le spalle, ne riempio la mano, la porto al naso, alla bocca, è inodore, senza sapore.

Pare sabbia, ma non è molto fina ed è giallognola.

Mentre osservo le orme lasciate dalle due ragazze, I corpi sono divenuti solo due puntini, mi desto…ed è tutto qui.

Chi ci capisce niente è bravo.

Resta il fatto che, prima di tutto, ho sognato, gran rarità, e che stamattina io sento questo bisogno imperioso di gettare del nero sul bianco.

Sarà che sono talmente incredulo che descrivendolo non faccio altro che darmene la prova più lampante che in effetti il sogno c’è stato ed è stato molto vivido al punto da poterne ricordare i minimi dettagli.

Di tutto ciò, cosa resta tuttora in me? Esito ad ammetterlo.

Resta una voglia di tuffarmi a capofitto in quella voce e lasciarmi travolgere dalla sua pienezza, la sua voracità.

Un capriccio, un uzzolo, uno sfizio, chiamatelo pure come meglio vi va, ma è vero. Assurdo!!

Alla Voce

Invano vo agognando la fatidica voce
Or ch’il plumbeo silenzio mi travaglia, m’è atroce.
Dolce m’era un fremito, m’era dolce un sussurro,
Un suo strepito ahimè! M’inondava d’azzurro…